Dobbiamo fare in modo che il canale torni a essere attrattivo, dobbiamo riportare i consumatori in profumeria, dobbiamo fare in modo che i giovani scoprano che il servizio di consulenza offerto dalle vendeuse è professionale e in alcuni casi fondamentale nella scelta del prodotto migliore per soddisfare le proprie esigenze. Tutto vero, ma perché siamo arrivati a questo punto? Perché, se in generale molti mercati soffrono di un calo del traffico di clientela, per la profumeria si parla addirittura di una crisi strutturale, di un superamento del format? Semplice, se il prodotto che si trova in profumeria, o meglio che si dovrebbe trovare solo in profumeria, lo si può acquistare ovunque e a un prezzo inferiore, perché il consumatore dovrebbe entrare nei nostri punti vendita. Colpa di Internet? Colpa dei drugstore? Mah, sarebbe così se la merce fosse in una quantità esigua, se fossero aumentati in modo esponenziale i furti nei magazzini delle case cosmetiche e delle catene di profumerie, oltre che nei singoli negozi. Non ci risulta che il fenomeno sia così rilevante. Che cosa accade dunque? Che industria e distribuzione, non tutte e non sempre insieme, alimentano un mercato parallelo che non fa bene a nessuno né alla case cosmetiche che vedono gonfiati i propri fatturati ma in modo del tutto disallineato rispetto al potenziale del mercato italiano e spesso ritrovano questa merce in luoghi dove non dovrebbe arrivare, né alla distribuzione che, è vero recupera soldi nel breve, ma mina alla base il proprio modello di business. Per fortuna c’è qualcuno che sta lavorando per contrastare questo malcostume dannoso per tutto il canale. Cosa stanno aspettando gli altri?