La notizia si sussurrava da tempo, ma oggi è realtà. Limoni Profumerie e La Gardenia sono parte di un’unica società. Poco conta che la proprietà sia detenuta da un fondo di private equity piuttosto che dall’altro, che Bridgepoint abbia acquisito il controllo del competitor da L Capital ed Ergon Capital piuttosto che il contrario. Ciò che conta è che oggi si viene a costituire una catena nazionale con oltre 600 punti vendita, un interlocutore del quale l’industria difficilmente può fare a meno e un concorrente con un potere contrattuale ben superiore a tutto il resto del retail. Ma i problemi da risolvere non sono pochi. La disomogeneità dei punti vendita in termini di dimensioni, location, layout, clientela target e posizionamento è evidente già oggi in Limoni, figuriamoci con l’integrazione di La Gardenia, se avverrà sotto un’unica insegna e non opteranno invece per il mantenimento di due insegne distinte. Ecco perché sono necessari significativi investimenti. Occorre prima di tutto un management con una visione e un progetto solido di razionalizzazione prima e di sviluppo poi, ma soprattutto occorre avere le spalle abbastanza larghe da supportare una strategia che non può essere di breve periodo. Così come non può che essere improntata a una logica di lungo termine l’attività di Unipro, che si appresta a eleggere il nuovo presidente. È tempo che l’associazione inizi a combattere battaglie di ampio respiro, che spaziano dai finanziamenti per la ricerca e sviluppo per le piccole e medie imprese, alla condivisione delle informazioni con il retail in una logica di trasparenza fino all’opera di sensibilizzazione nei confronti di una fiera come Cosmoprof, che ormai sembra aver preso le distanze dalla profumeria selettiva. La neo nata Limoni-La Gardenia e il nuovo presidente di Unipro hanno molto da fare, c’è solo l’imbarazzo della scelta su dove cominciare…