Tutti lo fanno o quasi, tutti ne parlano ma nessuno ne scrive. Eppure il parallelo è un argomento tabù su cui non possiamo e non vogliamo glissare.

La ragione è semplice: il parallelo fa male al canale. Secondo molti il cosiddetto grey market oggi rappresenterebbe tra il 30 e il 40% del totale selettivo italiano. È una cifra enorme, che non sembra destinata a diminuire. Perché? Perché permette alle aziende cosmetiche e ai retailer di accrescere il proprio fatturato nell’immediato, sopperendo così al fatto che i consumatori italiani non entrano più nei punti vendita. Tutto comprensibile nell’immediato. Ma cosa accade nel medio e lungo periodo? Il mercato è invaso dai prodotti fuoricanale e i consumatori entrano ancora di meno in profumeria perché trovano ciò che cercano altrove. E non nascondiamoci dietro alla scusa che tanto si tratta di prodotti contraffatti… si tratta di cosmetici e fragranze originali, in tutto e per tutto. Che cosa possiamo fare? Prima di tutto agire in modo concreto per portare i consumatori nei nostri punti vendita, chiudere le porte non più performanti e rinnovare i negozi, investire risorse ed energie per comprendere come il canale può soddisfare le esigenze di un consumatore che non è più quello di un ventennio fa. E intanto agire per ridurre in modo progressivo il parallelo. Perché? Perché oggi si prendono decisioni sulla base di dati che non rispecchiano il reale andamento del mercato selettivo italiano e di conseguenza si intraprendono progetti e si lanciano prodotti partendo da presupposti che non sono tali. E se a un certo punto i canali e i luoghi cui oggi è destinato il parallelo smettessero di essere così ricettivi? Calerebbero i fatturati delle profumerie e i negozi si ritroverebbero pieni di prodotti invenduti e invendibili e inesorabilmente vuoti. Vogliamo continuare a farci del male?