Il calo di fatturato determinato dalla crisi dei consumi e dal ridotto traffico sui punti vendita ha imposto, ancora di più che in passato, di crescere aprendo nuovi punti vendita. Al di là di Limoni, che prima di tutto deve attuare il piano di ristrutturazione messo a punto dalla nuova compagine azionaria, tutte le altre insegne devono ampliare la propria rete vendita. C’è chi opta per i centri storici e chi per i centri commerciali, c’è chi sceglie le città con un grande afflusso di turisti e chi le cittadine di provincia. Intanto le catene regionali indipendenti scoprono nuove forme di aggregazione – come la società consortile Le Profumerie d’Italia – mentre le forme associative già consolidate – come Ethos Profumerie – continuano a conquistare nuovi affiliati. Insomma il retail regge alla difficile congiuntura, anzi sembra più motivato che in passato. L’industria da parte sua ha inaugurato il 2013 con lanci importanti e progetti strutturati. È vero, il 2012 ha chiuso in negativo ma molto meno di altri settori. Perché continuiamo a essere negativi? Il futuro non è roseo, non possiamo negarlo, ma potrebbe essere meno fosco di quanto molti si attendono. Siamo positivi e investiamo tutte le nostre energie affinché non cresca solo il numero di profumerie in Italia – almeno di quelle che contano – ma anche la loro attrattività nei confronti dei consumatori finali, affinché i fatturati non aumentino solo sulla scia dei maggior numero di punti vendita ma anche del ritrovato interesse che la profumeria – con tutte le sue caratteristiche di professionalità, competenza ed esperienzialità – è in grado di esercitare sui potenziali clienti.