“A partire dagli anni ’80 l’abbronzatura a tutti i costi è diventata un fenomeno di massa. In realtà se ci si espone al sole senza un’adeguata protezione, si rischia di danneggiare la pelle in modo permanente” afferma Corinna Rigoni, specialista in Dermatologia e presidente dell’associazione Donne Dermatologhe Italia (D.D.I.), nata con la finalità di valorizzare l’attività dermatologica specialistica “al femminile”. “Negli anni ’90 inizia un processo di sensibilizzazione da parte del dermatologo e dell’opinione pubblica, anche a seguito di studi che hanno dimostrato che le radiazioni interagiscono sulla pelle creando danni cumulativi irreversibili” prosegue la dermatologa.
Bisogna seguire alcune regole per abbronzarsi in sicurezza. È indispensabile proteggere la pelle utilizzando prodotti solari dotati di filtri sicuri contro tutte le radiazioni, con formule protettive fotostabili, cioè resistenti al calore e alla luce. È inoltre essenziale conoscere il proprio fototipo, che è l’insieme delle caratteristiche cutanee quali il colore degli occhi, dei capelli e della carnagione, che influenzano il comportamento della cute durante l’esposizione solare. “La melanina protegge naturalmente la pelle, come uno scudo, quindi i fototipi scuri possono utilizzare un indice di protezione più basso, mentre quelli chiari, con poca melanina, devono indirizzarsi su uno più alto. Altri fattori da considerare sono l’età ed eventuali malattie, assunzione di farmaci e gravidanza, che rendono necessaria una protezione più alta” consiglia la Dr.ssa Rigoni.
La sigla Spf (Sun protecting factor), indica il fattore di protezione solare contro gli Uvb e il suo valore massimo è 50+ (la normativa europea stabilisce che non è più permesso scrivere sulle confezioni espressioni come “protezione totale”). “Il valore è attribuito secondo misurazioni effettuate in laboratorio ma nella realtà spesso quando andiamo in giro non siamo sufficientemente protetti” specifica Corinna Rigoni. “Non bisogna però esagerare con l’applicazione dei solari perché si tratta di sostanze estranee che vengono applicate sulla cute. E poi, dobbiamo pensare alle persone che verranno dopo di noi: abbiamo un capitale ecologico da salvaguardare. Come sempre, la moderazione dovrebbe guidare tutte le scelte” conclude la dermatologa.
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