Il settore tricologico ha un potenziale molto elevato. È un comparto che conosco molto bene e che ho inserito in tutti i nostri punti vendita, ma non come è inteso da molti colleghi e dalla grande distribuzione che mettono sulle gondole i trattamenti tricologici professionali più noti, bensì puntando su prodotti molto qualitativi e su referenze come phon, piastre e spazzole particolari, perché è questo quello che cercano i consumatori e le consumatrici. Penso che soprattutto l’ambito dei dispositivi elettronici sia molto da sviluppare perché non presidiato dai parrucchieri. Un altro comparto interessante è quello della parafarmacia, intendendo con ciò un’offerta che esula dal farmaco e si focalizza sui brand della bellezza e del benessere. Avendo la licenza sanitaria, abbiamo inserito questo reparto laddove abbiamo gli spazi a disposizione, creando un’area specifica, separata dalla profumeria vera e propria. Tra l’altro, in un punto vendita che sorge vicino a un ospedale con un reparto maternità molto attivo, ho pensato bene di inserire tutto ciò che riguarda il bambino, come i prodotti della Avent, Chicco, Mustela. Per quanto riguarda le pochette e la piccola pelletteria, abbiamo tutto ciò che produce Etro, oltre ad altri prodotti minori. In generale, penso che una condizione fondamentale per il successo di questi business complementari alla profumeria sia lo spazio per esporre i prodotti e valorizzarli agli occhi della clientela. Non credo che oggi il cliente abbia meno denaro da spendere rispetto al passato, per cui ha abbassato la soglia di spesa da dedicare alla sua cura e alla sua bellezza, ma è mia opinione che se la profumeria propone un prodotto scontato il cliente lo acquista e non comprerà altro. Invece noi abbiamo bisogno di marginare perché nel corso degli ultimi anno il nostro incasso si è abbassato, mentre invece le spese sono tantissime.
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