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I giovani parlano dei giovani: Stefano Vaccari – Marco e Luisa Vaccari

La nuova generazione dei profumieri ci racconta come combattere la disaffezione riscontrata da parte dei consumatori più giovani nei confronti del canale selettivo
Bisogna definire la fascia di età. Penso che i giovanissimi non siano il target della profumeria, perché il loro potere di acquisto è troppo contenuto. Da qui la crescita di insegne monomarca, il cui modello è basato proprio sull’accessibilità, che offrono prodotti con un prezzo molto contenuto e la cui qualità non è paragonabile con quella proposta in profumeria, spero che i consumatori se ne accorgano. Poi c’è tutto un gruppo di giovani – tra i 20 e i 30 anni – che entrano nei nostri punti vendita per scoprire le novità e giocare con il colore, ma ai quali proponiamo prodotti troppo cari. Non è un caso il fatto che continuino a crescere marchi che si posizionano in una fascia media di mercato, come Clinique, Collistar e Pupa, che noi incrementiamo e di cui allarghiamo la gamma nei punti vendita. Non è un caso che siano tutti brand che fanno uso di Internet, blogger e tutorial. I social network permettono di raggiungere un ampio numero di persone a dei costi estremamente contenuti. Basti citare un’operazione realizzata lo scorso anno da Pupa con le blogger che ci ha permesso di riempire i negozi. Probabilmente i marchi di fascia alta non sono interessati al pubblico giovane, anche se è il consumatore del futuro. Lo testimonia il fatto che non hanno mai pensato di sviluppare delle linee giovani, caratterizzate da una soglia prezzo più contenuta e da un’immagine più accattivante. Al contrario, nel momento in cui questi ingredienti funzionano, generano un passaparola immediato e un grande successo. Se a questo aggiungiamo problemi come il concetto di esclusiva, valido per noi, ma azzerato dalla vendita via Internet e dal mercato parallelo, nonché le promesse irrealizzabili fatte da numerosi cosmetici in passato, è chiaro che il consumatore è disilluso. Ci aspettavamo che dopo un periodo di crisi le aziende cosmetiche reagissero, modificando la propria strategia, e invece non è stato così, anzi hanno continuato ad andare allo stesso ritmo di sempre.
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