​​

Il dermatologo Giuseppe Monfrecola e la giusta protezione solare

I consigli dell'esperto per riconoscere il proprio fototipo e scegliere, di conseguenza, la giusta protezione solare

Le giornate che si allungano, il tempo mite e il cielo sereno segnano inequivocabilmente l’arrivo della bella stagione e con esso la voglia di scoprirsi e abbandonarsi ai caldi raggi del sole. Ma come? Esporsi al sole fa bene, ma bisogna sempre adottare le giuste precauzioni che ci aiutino a preservare la salute senza inficiare la tanto amata “tintarella”. La corretta protezione nei confronti delle radiazioni UVA e UVB è il primo passo verso una consapevolezza che si traduce nella scelta di prodotti specifici per il proprio tipo di pelle. “Nella scelta della protezione solare infatti il primo dato da tenere presente è il tipo di fototipo a cui si appartiene”, a sostenerlo è il Professor Giuseppe Monfrecola direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II al quale abbiamo fatto delle domande per capire i giusti comportamenti da attuare per godere del sole in totale protezione.

Dott. Monfrecola, a proposito di radiazioni… Raggi UVA e raggi UVB che differenza c’è? e quali possiamo ritenere più dannosi?

I raggi del Sole che arrivano sulla Terra possono essere divisi in base alla lunghezza d’onda in ultravioletti (UV), luce visibile, raggi infrarossi e onde radio. Gli UV, che costituiscono il 10% di tutta la radiazione solare, vengono distinti in: UV corti o UVB (290 -320 nm) che rappresentano lo 0, 5%, mentre il rimanente 9,5 % è composto da UV lunghi o UVA (329 -400 nm) . Come si può vedere il rapporto è di 1 a 20, una quantità notevole di UVA rispetto a UVB. Ma le differenze fra UVB e UVA non si fermano solo alla quantità ma si estendono anche ad altre proprietà: gli UVB penetrano solo nell’epidermide (la parte più sottile e superficiale della pelle) mentre gli UVA raggiungono parti più profonde come il derma. Tuttavia, anche se gli UVB sono solo una piccola parte di tutto l’UV, essi sono dotati di maggiore energia rispetto agli UVA: ciò significa, continua il professore, che quando colpiscono la pelle (parliamo delle molecole della pelle), sono in grado di determinare effetti di notevole portata. Parlando poi di effetti dannosi possiamo affermare che, nella luce solare, UVA e UVB contribuiscono entrambi in maniera sinergica e complementare a generare: scottature, pigmentazione (abbronzatura), invecchiamento precoce e lesioni tumorali. Ovviamente la maggiore o minore entità di questi effetti è determinata dalla predisposizione genetica e dalla quantità e qualità dell’esposizione al sole.

Per evitare l’entità di questi effetti negativi oltre ad essere dotati di una buona predisposizione genetica è bene dotarsi di una protezione solare, come possiamo scegliere quella più adatta a noi?

Per prima cosa conoscendo la propria pelle, ovvero il proprio fototipo. E cioè come la propria pelle reagisce al sole. Inoltre dipende da una serie di altri fattori: età, tipologia di pelle e condizioni in cui ci si vuole esporre. Per esempio, prosegue il dermatologo, una persona anziana quasi sempre ha una cute secca, quindi dovrà scegliere un tipo di solare che aldilà della fotoprotezione assicuri anche un’adeguata idratazione; un adolescente predisposto alla pelle untuosa o addirittura acneica, dovrà evitare una crema solare grassa che potrebbe aggravare il suo problema di acne, e prediligere un’emulsione fluida. Per individuare il prodotto che soddisfi al meglio le singole necessità sarebbe opportuno chiedere consiglio ad un esperto che può essere il dermatologo in caso di particolari situazioni anche patologiche, oppure il farmacista e suoi collaboratori del comparto dermoestetico. In altre parole la fotoprotezione non può più essere generica ma personalizzata.

Ma il sole fa male?

Quando qualcuno mi chiede se il sole fa male, la mia risposta è: “mangiare dolci fa male?” La risposta ovviamente è: “dipende da quanto ne mangi e come”. Lo stesso vale per il sole. Ad esclusione di particolari individui con marcata sensibilità alla luce solare, dire senza appello che fa male non è corretto. Sono gli errori che commettiamo quando ci esponiamo che provocano danni: per esempio esposizioni intense e saltuarie quando la pelle è ancora pallida, oppure esposizioni prolungate in aree a intensa irradianza solare anche se si è già abbronzati, oppure se si assumono farmaci fotosensibilizzanti. Esporsi al sole, continua lo specialista, dà un senso di benessere che non è solo di natura psicologica perchè provoca la produzione e liberazione di endorfine. Perché rinunciare a tutto questo? Ci si può esporre purchè si adottino le adeguate precauzioni come gradualità e uso di sostanze fotoprotettive.

A proposito di fotoprotezione, ogni quanto si deve riapplicare la protezione solare? E in quali ore è meglio evitare l’esposizione al sole?

Ancora una volta, dipende da cosa si sta facendo: una persona che pratica sport al mare, che suda, che si tuffa in acqua ripetutamente è diversa da quella che decide di fare una passeggiata in montagna. Nel secondo caso la protezione potrà essere un po’ più diradata, mentre nel primo va ripetuta almeno ogni due ore. Le ore da evitare poi si attestano all’incirca tra le 13 e le 17 (ora legale estiva).

Dott. Monfrecola, un’ultima domanda, sappiamo che l’invecchiamento è un processo naturale e inevitabile, ma quali accorgimenti possiamo adottare per godere del sole senza che la pelle “maturi” in modo precoce?

L’invecchiamento cellulare può essere di due tipi: cronologico, determinato dalla genetica che fissa la nostra capacità di invecchiare più o meno lentamente, e quello estrinseco, legato cioè a tutti quei fattori esterni e allo stile di vita che si decide di condurre. È chiaro che a pari condizioni una persona che fuma, mangia male, non assume antiossidanti, non fa attività fisica ecc… avrà un processo di invecchiamento più rapido. Aggiungiamo tra queste anche l’esposizione non corretta al sole. Il fotoinvecchiamento è causato dall’azione prolungata di anni e anni sia degli UVB che degli UVA a livello di epidermide e derma. Le rughe profonde, che si formano sulla pelle di chi sta molto al sole, sono dovute all’elastosi solare.

Di che cosa si tratta?

É una sorta d’infiammazione cronica della pelle che, sollecitata continuamente dai raggi solari, fa paradossalmente aumentare la produzione di fibre elastiche che tuttavia non funzionano bene perché sono distorte e prive di elasticità. Il fotoinvecchiamento, inoltre, aggrava l’invecchiamento cronologico della pelle perché provoca da una parte la diminuzione della sintesi del collagene e dall’altra ne aumenta l’eliminazione. Le cellule dispongono di numerosi sistemi antiossidanti ma se l’esposizione agli UV è particolarmente prolungata la forte produzione di radicali liberi causerà danni ossidativi e accelererà il processo di invecchiamento. Secchezza, ruvidità, macchie cutanee, couperose sono fra i primi di questi segni, fino alla comparsa delle rughe e all’accentuarsi delle linee d’espressione.

Il fotoinvecchiamento può essere contrastato. Tuttavia, è bene sottolineare che non basta proteggere la pelle solo quando si è in vacanza ma l’applicazione della crema solare dovrebbe essere fatta tutto l’anno in giornate soleggiate. Ovviamente tenendo sempre conto del concetto di fotoprotezione “dedicata”, “mirata” e non più “generica”. Nel caso di un solare per la prevenzione del fotoinvecchiamento è necessario che esso contenga anche molecole antiradicaliche o antiinfiammatorie e poi sostanze in grado di idratare e nutrire la pelle. Possibilmente sempre con un rapporto di filtrazione UVA :UVB quanto più vicino possibile a quello ideale di 1:1.”

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare beautybiz.it