Per lavorare in profumeria è necessario avere tanta passione per i prodotti, ma non solo, anche per le persone che entrano nel punto vendita e che vogliono prima di tutto gratificarsi. È l’opinione di Annalisa Rindi, addetta alla vendita della profumeria storica Aline di via dei Calzaiuoli a Firenze
“Ho fatto la scuola di grafica, mi piace il colore e rendere le persone felici. Probabilmente è per questo che mi occupo soprattutto di trucco e ho scelto di lavorare in profumeria, un punto vendita nel quale, quando una persona entra, è perché ha l’intenzione di fare qualcosa per sé, di gratificarsi con un regalo. È ben diverso dalla necessità che guida ad andare dal farmacista o dal fornaio! Quando varca la soglia del nostro negozio il cliente cerca un momento di piacere, quindi bisogna lavorare con il sorriso e la voglia di fare tutto il possibile per accontentarlo”. Lei è Annalisa Rindi, fiorentina doc che ci racconta con una verve tutta toscana com’è lavorare in una delle città più belle del mondo.
Da quanto tempo è in profumeria?
Dal ‘96, ma ci sono colleghe che lavorano in questo punto vendita da 30 anni. Sono arrivata in profumeria come hostess per i profumi, poi mi sono resa conto che questo mondo mi piaceva, così sono rimasta anche grazie alla fiducia che mi è stata accordata dai proprietari di Profumeria Aline, i signori Manzini. Lavoro nello storico punto vendita di via dei Calzaiuoli, anche se ho avuto la possibilità di conoscere i diversi negozi della proprietà. In questa profumeria in particolare, siamo in 7 addette, cui si aggiungono i titolari. Il nostro è un negozio su più piani dove alla profumeria classica si abbinano articoli per la casa e accessori, abbiamo molta clientela straniera perché via Calzaiuoli collega Piazza Duomo a Piazza della Signoria, ed è un punto di passaggio obbligato per i turisti, che rappresentano la maggior parte della nostra clientela. Ma questo non è un problema per noi, perché il sorriso e la cordialità sono comprensibili da tutti e questa è la nostra prima regola.
Che tipo di turisti frequenta il vostro negozio?
Negli ultimi anni abbiamo visto un avvicendamento della clientela turistica, prima c’erano i giapponesi, gli americani, adesso sono tantissimi i cinesi che comprano solo i marchi più lussuosi, come La Mer, Sisley e La Prairie. Acquistano a colpo sicuro e sono poco inclini a essere consigliati. Ecco forse sull’alcolico si riesce ad avere un po’ più d’interazione, ma sullo skincare non è possibile, perché arrivano già con una lista di acquisti da effettuare. In ogni caso la cordialità è indispensabile per interfacciarsi con ciascuno di loro.
Come sono cambiati i clienti italiani?
Sono molto più esigenti e informati, sanno già tutto perché si sono documentati su Internet e quindi bisogna essere ancora più professionali che in passato. È necessario studiare perché non ci si può far trovare impreparati. Però nel momento in cui riusciamo a farci accordare la fiducia, anche il cliente più aggiornato accetta di buon grado il consiglio, perché vede che arriva da una persona che prima di tutto è preparata e poi ha ascoltato le sue esigenze. Vero è che bisogna essere informati su tutto, su quelle che sono le nuove tendenze e sulle novità perché solo così si può stare al passo ed esaudire le richieste, anche le più strane. Ma se c’è amore per il proprio lavoro, la possibilità di aggiornarsi e di documentarsi si trova: la curiosità fa parte del gioco.
Avete notato differenze nella capacità di spesa dei vostri clienti?
Spendono in maniera diversa, direi, più oculata, anziché prendere due prodotti ne acquistano uno solo. Magari spendono anche di più, ma è comunque una spesa che ha a monte un ragionamento ben preciso, è meno d’impulso.Che tipo di clientela avete?
La nostra clientela è abbastanza eterogenea, c’è da dire però che i più giovani hanno una disponibilità economica più limitata che non favorisce certo gli acquisti in profumeria. Per coinvolgere questi ultimi sarebbe necessaria una riduzione dei prezzi, ma le aziende non attuano questa strategia, anzi negli ultimi tempi i listini si sono alzati erodendo completamente la possibilità d’acquisto non solo dei più giovani ma anche della fascia media.
Pensa che l’aumento delle referenze abbia generato confusione?
L’aumento del numero di prodotti non ha sottratto ulteriore clientela, semmai ha penalizzato un po’ il profumiere che ha molta più merce da gestire. Ma credo che non sia un male, ciascuno fa le proprie scelte e sa cosa acquistare, credo che il cliente possa trarre beneficio dall’abbondanza degli articoli. Certo, poi sta alla vendeuse interpretarne i desideri e restringere il campo di scelta.
I corsi di formazione vi aiutano?
Sì, anzi più ne faccio e meglio è perché non si impara mai abbastanza, anche solo dal modo di parlare di una persona. In genere frequentiamo i corsi organizzati dalle aziende sul territorio, ma a volte capita anche che si faccia formazione in sede. I corsi che preferisco sono quelli sul make up, ma sono di parte! Credo che il trucco sia quanto di più immediato ci possa essere, basta provare un rossetto e subito la cliente si vede trasformata, con le creme ci vuole un po’ più di tempo per vedere i risultati, mentre con il make up è un attimo ed è anche il modo più veloce per agganciare una persona sul punto vendita, anche se non si tratta di una cliente abituale ma, come nel nostro caso, di turisti. Attraverso il rapporto di fiducia che si viene a creare tra truccatore e cliente si può iniziare un dialogo che continua nel tempo. A volte basta veramente poco, anche solo applicare il mascara in modo differente oppure far vedere come utilizzare al meglio i prodotti che la consumatrice ha già.
Lavora dal ’96: cosa è cambiato con l’arrivo delle catene?
A parte i prezzi credo che il vero cambiamento sia stato dividere le commesse in due categorie: le venditrici che sanno cosa vendono e le porgitrici di prodotto, quelle che conoscono veramente il settore e chi invece magari è ben preparata su un marchio ma poi ha delle difficoltà con il resto. Questa differenza è ancora maggiore ora che i clienti sono così informati, potrebbero essere in grado di fare gli acquisti in autonomia eppure vengono ancora a chiedere un consiglio. Però se ami il tuo lavoro e lo fai con passione, trasmetti tutto questo al tuo cliente. Personalmente mi alzo contenta la mattina, è una professione che mi piace e che mi riempie di gioia, apprezzo il contatto con le persone e quello che vendiamo, credo che sia molto importante provare gioia nel fare il proprio lavoro.
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