Nel 2015 il 18,2% delle vendite del largo consumo è stato appannaggio di private label (fonte: Rapporto Marca) per un giro d’affari di 9,548 miliardi di euro. Una cifra significativa che è frutto di un rapporto di fiducia instaurato da tempo tra la singola insegna della grande distribuzione e il consumatore. E in profumeria? Non conosciamo le cifre, ma il canale ha dalla sua armi in più di differenziazione. Si tratta di anteprime, esclusive e special edition Ne parliamo con Jörg Mingers presidente di profumerie Douglas italia
Esclusive, special edition, anteprime e private label. Quale di questi strumenti ha senso in una logica di reclutamento della clientela?
Le esclusive e le private label sono uno strumento importantissimo per la diversificazione dell’offerta. Più in generale l’obiettivo è quello di garantire una scelta più ampia e completa. Il fatto che un prodotto sia un esclusivo o a marchio proprio fa si che diventi immediatamente un’offerta unica che il cliente può trovare solo presso una data insegna. Questa tipologia di referenza diventa un richiamo per il consumatore, che decide di approcciare il mondo Douglas.
E in quella di fidelizzazione?
La qualità deve essere sempre alta, così come le proposte prezzo devono essere sempre valutate con la massima attenzione. L’obiettivo è di fidelizzare il cliente che a fronte di un acquisto decide di credere ancora nello stesso prodotto, acquistandolo nuovamente, oppure più in generale decide di dare fiducia all’insegna avvicinandosi anche alle nuove proposte. Ecco perché questa tipologia di scelte deve essere fatta in modo estremamente oculato da parte dell’insegna: credere nei prodotti a marchio proprio ed esclusivi significa credere nelle proprie potenzialità, elemento fondamentale per portare un’azienda al successo e mantenerla ai più alti livelli anche in momenti economici difficili.
Quali sono i fattori di successo della private label?
L’obiettivo non è quello di sostituire con i prodotti private label quelli delle marche proposte dall’industria ma diversificarsi nella proposta. Con le private label l’insegna deve garantire in prima persona la qualità dei prodotti perché queste referenze sono lo specchio delle scelte aziendali. Di fatto con le private label, l’insegna si espone in prima persona e per decretarne il successo, deve essere certa di ciò che sta proponendo al cliente. Anche perché la soddisfazione del cliente e una positiva esperienza d’acquisto portano a un’inevitabile soddisfazione nei confronti dell’insegna e sviluppano un’elevata propensione alla fedeltà. Un ruolo fondamentale giocano: il pack che deve essere accattivante, il prezzo accessibile e la comunicazione in grado di creare un contatto diretto con il consumatore.
Come è cambiato nel tempo l’uso di esclusive, special edition, anteprime e private label?
Crediamo che puntare sulle esclusive e sulle private label possa essere una via molto interessante da percorrere e sulla quale stiamo sviluppando vari progetti, anche internazionali.
Quale di questi strumenti sono quelli su cui punterete?
Sicuramente le esclusive e i prodotti a marchio proprio saranno al centro di molti nuovi progetti. L’obiettivo è quello di implementare l’offerta in modo attento e customer-oriented. Importante anche far conoscere i prodotti attraverso i vari canali che la comunicazione offre. I social media per esempio sono un ottimo strumento per arrivare a un determinato target di riferimento. Ma non solo. La radio è un mezzo che noi utilizziamo già da qualche anno. E infine è il secondo anno in cui parliamo al consumatore anche attraverso spot tv: uno dedicato a Michael Kors, una nostra esclusiva, e uno alle Palette Douglas. I risultati sono stati davvero importanti.
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