Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera a più di un anno dalla chiusura dei primio punti vendita Beauty Point non è ancora chiaro quale sarà il futuro di decine di lavoratori rimasti a casa con crediti verso l’azienda per alcune migliaia di euro. La proprietà nella persona di Laura Cerasoli che con il fratello Gianluca è alla guida dell’azienda è in attesa della prossima udienza del tribunale di Tivoli per esporre la propria versione dei fatti. Nel frattempo è ancora valida l’offerta di La Gardenia che però acquisterebbe 27 dei 50 punti vendita del gruppo.“I debiti non saldati con i lavoratori sono dovuti al congelamento dei crediti, conseguente alle richieste di concordato in corso di dibattimento in tribunale. Conosciamo la situazione di Beauty Point da tre anni, la proprietà registrò difficoltà già allora e intervenimmo per evitare i licenziamenti. L’azienda è una realtà a gestione familiare, e questo ha comportato difficoltà nell’intervenire rapidamente nella crisi. Noi poi contiamo pochi iscritti tra i lavoratori all’interno dell’azienda, e questo ci ha spesso limitato nell’azione sindacale”, Così spiega la situazione dell’azienda al Corriere della Sera Luca De Zolt, che si occupa della vicenda per conto di Filcams-Cgil. Su 286 lavoratori La Gardenia ne re-impiegherebbe solo 126. “Il nostro interesse è legato all’esito della richiesta di concordato, ma l’intenzione del gruppo è riaprire i negozi e fare business, oltre a dare occupazione a 126 persone. La nostra scelta è caduta sui punti vendita più performanti e meno sovrapponibili territorialmente ai negozi Limoni e Gardenia. E se il tribunale di Tivoli approverà la proposta di concordato, il nostro gruppo liquiderà tutti gli arretrati e le spettanze degli ex dipendenti Beauty Point che lavoreranno per noi. Per gli altri deciderà il giudice concordatario, ma se il tribunale dovesse bocciare la richiesta di concordato, non ci sarà un piano alternativo”, conferma Pampani, ad del gruppo Llg Leading Luxury, al Corriere della Sera.
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