Industria cosmetica e distribuzione concordano. La cosa ci stupisce perché non stiamo parlando di un’operazione di marketing o di un nuovo lancio, ma tutti sono d’accordo nell’affermare che i giudizi espressi da un docente universitario, Carlo Alberto Carnevale Maffe, in modo volutamente provocatorio nella nostra intervista di copertina di inizio anno sono corretti. Eppure il nostro professore universitario non era stato tenero, al contrario aveva accusato industria e retail di avere perso lucidità e di aver scambiato per un calo della domanda quella che in realtà era solo confusione sul fronte dell’offerta. Tutti sono concordi nell’affermare che sia necessario individuare un nuovo modello di business che poggia sul servizio e sul punto vendita come “hub” affinché non si venda solo prodotto ma il punto di vendita diventi il luogo dove interpretare l’offerta beauty più selettiva in modo nuovo. Tutti sono d’accordo sulla necessità di industria e distribuzione di collaborare. Ma allora di che cosa stiamo parlando? Se tutti sono consapevoli della necessità di cambiare e riportare la profumeria a essere un punto di riferimento per il consumatore, perché non iniziamo a dialogare veramente? Perché non ci confrontiamo davvero e al di là delle affermazioni “politiche” non dimostriamo con i fatti che siamo realmente disponibili a collaborare per il futuro del canale?
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